Sciùr marescià! Quello lì ammassa la jente! Quello con la vectra, ammassa me, ammassa te, ammassa tutti! (Anonimo)
mercoledì, luglio 12, 2006
Splendi ancora, pazzo diamante...
Ricordi quand'eri giovane, brillavi come il sole
Continua a brillare, folle diamante
Ora i tuoi occhi guardano come buchi neri nel cielo
Risplendi ancora, pazzo diamante
Preso nel fuoco incrociato di fama e d'infanzia
Travolto dal vento d'acciaio
Vieni bersaglio di risa lontane, vieni straniero
Leggenda, martire: splendi

Troppo presto hai raggiunto il segreto, hai pianto alla luna
Splendi, folle diamante
Minacciato da ombre la notte, ma esposto alla luce
Risplendi, pazzo diamante
Disfatto il benvenuto con precisione casuale
Hai cavalcato il vento d'acciaio
Vieni farneticante, vieni visionario, vieni pittore pifferaio
Prigioniero: risplendi

Nessuno sa dove sei, quanto vicino o lontano
Splendi, folle diamante
Stendi ancora più strati e io sarò là con te
Brilla, pazzo diamante
E riposeremo all'ombra del trionfo di ieri
Faremo vela nel vento d'acciaio
Vieni bambino, vincitore e vinto
Vieni minatore di verità e delirio: splendi


Roger Keith Barrett - Cambridge, 06/01/1946 - 07/07/2006 R.I.P.
 
posted by Molok at 09:09 | Permalink |


1 Comments:


  • At 12/7/06 10:58 AM, Blogger Molok

    Aveva compiuto sessant’anni qualche mese fa, il 6 gennaio, ma il suo non era stato un compleanno festeggiato in grande stile, con pagine di giornali e interviste alle tv di mezzo mondo. No, Syd Barrett, il fondatore di una delle più leggendarie band della storia del rock, i Pink Floyd, aveva celebrato il compleanno come aveva festeggiato tutti gli altri da trent’anni a questa parte, con la sua famiglia, in privato, lontano mille miglia dal mondo del rock. Anzi, lontano dal mondo, perché Roger Keith Barrett, soprannominato Syd, aveva lasciato il mondo che noi conosciamo da moltissimo tempo, da quando i suoi personalissimi mostri avevano preso il sopravvento, da quando nella sua mente aveva aperto una porta che lo aveva portato altrove, lontano da qui.

    Il primo grande "folle" della storia del rock se n’è andato in silenzio, venerdì scorso: "Syd è spirato molto serenamente un paio di giorni fa", ha annunciato laconicamente il fratello Alan, "I suoi funerali si svolgeranno in forma privata a cura della famiglia". Nessuna indicazione sulle cause del decesso; ritiratosi volontariamente da trent’anni in isolamento a Cambridge, dove era nato, il musicista oltre ai problemi mentali che lo avevano portato ad abbandonare ogni attività musicale, soffriva comunque da tempo di diabete. Lui non parlava più dei tempi dorati degli anni sessanta, l’ultima intervista vera e propria l’aveva rilasciata nel 1971, non si riconosceva più nel mistico cantore della psichedelia, nel musicista che aveva spalancato le porte rock ai suoni più inusitati e singolari, nel ragazzo bello e spericolato che aveva perso il controllo di se stesso usando l’LSD. Non rispondeva più nemmeno al suo soprannome Syd, ma solo al suo vero nome Roger, perché il passato per lui era veramente passato, sepolto, dimenticato.

    Non aveva più incontrato i compagni d’un tempo, Roger Waters, Nick Mason e Rick Wright, con i quali aveva fondato nel 1965 i Pink Floyd, e nemmeno David Gilmour, che aveva preso il suo posto nella band e che aveva prodotto i suoi due album solisti, "Barrett" e "The Madcap Laughs", se non una volta, quando a sorpresa si presentò nello studio mentre il gruppo registrava "Shine on you crazy diamond", con uno spazzolino da denti in mano, ingrassato, totalmente rasato, "Nessuno di noi lo riconobbe", raccontò in seguito Rick Wright, "lui si sfregava i denti e saltava. David si mise a piangere. Fu terribile".

    Non era sempre stato così, anzi. Suo padre era uno psicologo ed un appassionato di musica. Fu lui a spingere il giovane Syd verso la musica così nel 1965, a diciannove anni, il giovane Syd si unì ai Pink Floyd. L’arrivo di Barrett spostò gradualmente il baricentro della band dal blues alla psichedelia, dalle cover di r’n’b come facevano i Rolling Stones e gli Yardbirds alle composizioni originali, dove l’improvvisazione e la sperimentazione assumevano un ruolo sempre più importante. Nel 1967 la formazione incide il suo primo album, "The Piper at the gates of dawn", tutti i brani tranne uno portano la firma di Barrett, compresi quelli di maggior successo come i singoli "Arnold Layne" e "See Emily Play", o come "Astronomy Domine", destinata a diventare un "marchio di fabbrica" del nuovo suono psichedelico del gruppo, sempre più interessato ad allargare i confini del rock. Il disco porta il gruppo al successo ma Barrett inizia a perdere il controllo di se stesso, soprattutto a causa dell’uso frequente di droghe sintetiche, soprattutto Lsd. Il suo comportamento diventa imprevedibile, sul palco spesso si mette da una parte e suona costantemente solo un accordo o non suona affatto, in studio propone nuove canzoni ma non le suona mai due volte allo stesso modo rendendo difficile il lavoro per il resto della band. Dopo un disastroso tour americano viene chiamato nel gruppo David Gilmour, per sostenere le parti musicali di Barrett, ma la tensione tra Syd e gli altri componenti della band non tende a calare. Quindi la rottura. La leggenda vuole che il resto del gruppo, dovendo partire per un concerto a Southampton, una mattina del gennaio del 1968 non passò a prenderlo, lasciandolo a casa e che nelle settimane seguenti anche i tentativi di utilizzarlo ancora come autore per la band risultassero inutili. Nel marzo del 1968 i Floyd annunciarono ufficialmente che Barrett non faceva più parte del gruppo.

    Senza i Pink Floyd, ma con la loro collaborazione, Barrett continuò brevemente la sua attività musicale pubblicando due album nel 1970, "The Madcap Laughs", registrato tra il 1968 e il 1969, e "Barrett", registrato nei primi mesi del 1970. Un solo concerto, il 6 giugno del 1970, una trasmissione live alla Bbc nel febbraio del 1971, e poi nel 1972 tre giorni di registrazioni negli studi di Abbey Road per un nuovo album, che non vide mai la luce, quindi Barrett decise di smettere, tornò a Cambridge nella casa di sua madre e da allora non fu più Syd Barrett, ma solo Roger Keith Barrett, il musicista che un tempo toccò il cielo con un dito, che bruciò le sue ali volando troppo vicino al sole.